giovedì 6 dicembre 2012

Con la Fiom e per l’alternativa

La Fiom in questi giorni con lo sciopero e le sue manifestazioni testimonia ancora una volta che la questione del lavoro, dei diritti e della democrazia, sono temi che non possono essere derubricati dall’agenda politica.
La crisi economica, a lungo negata, è stata poi usata come alibi per un progressivo indebolimento degli istituti che garantiscono diritti nel mondo del lavoro, senza che queste operazioni abbiano portato la benché minima ricaduta in termini di crescita economica. Per queste ragioni così come nella raccolta firme per il ripristino dell’articolo 18 e per il reddito minimo garantito, le ragioni dello sciopero sono anche le ragioni di SEL. I continui attacchi al mondo del lavoro ci dicono che norme sulla rappresentanza non possono più attendere.
Occorre ribadire con decisione la centralità del lavoro e la necessità di una nuova politica economico, che attraverso la conversione ecologica sia motore di un nuovo modello di sviluppo. Solo in questo modo potranno affermarsi le ragioni di un nuovo modello sociale capace di rispondere alla crisi in modo efficace.

Resoconto riunione Presidenza Sel

Le primarie del centrosinistra ci consegnano, a pochi mesi dal voto, una coalizione che si misura con i nodi reali dell’agenda politica per il governo del paese.
La centralità del lavoro e l’urgenza di una diversa politica economica, la conversione ecologica dell’economia come costruzione di un nuovo modello sociale capace di rispondere alla crisi, la piena affermazione dei diritti di libertà e di autonomia della persona, il bisogno di rinnovamento e ricambio delle classi dirigenti come atto fondativo di una nuova politica: la discussione ed il confronto su questi nodi emersi nel corso delle primarie rende ora più concreta la messa in campo di una proposta effettivamente alternativa al governo tecnico e apre la prospettiva ad una guida politica del centrosinistra nel paese.
Oggi possiamo dire a ragione che tutto questo non era affatto scontato. La difficoltà di concepire le primarie come strumento di selezione della leadership a partire prima di tutto dai contenuti di merito della scelta e della responsabilità politica, la tentazione di tramutarle in una pura contesa interna di significato congressuale del partito democratico, la tendenza di gran parte del sistema mediatico di raffigurarle come il duello tra due soli contendenti, rischiavano di limitarne il senso per il quale ci siamo battuti prima nel rivendicarle e poi nel contribuire fortemente a realizzarle. E cioè la necessità, per tornare a vincere, di realizzare quella connessione virtuosa tra la partecipazione più ampia e diffusa dei cittadini e la costruzione di un’agenda politica capace di contrastare la crisi e dare speranza al cambiamento del paese.

Bilancio anticrisi

Oggi abbiamo approvato un bilancio che ha una natura anticrisi, che ha una intenzione di sostegno alla domanda interna e che ha una vocazione a difendere il cuore del welfare come il pezzo forte della nostra civiltà. Abbiamo compiuto delle scelte che hanno un carattere fortemente e volutamene politico. In questa manovra di bilancio siamo riusciti da un lato a difendere fino all’ultimo euro tutto ciò che sta nei salvadanai destinati alla protezione delle fragilità, delle vulnerabilità e delle povertà e dall’altro, nonostante i tagli terribili che abbiamo subito, siamo riusciti a raddoppiare il numero delle borse di studio (dal 35% al 70%), a portare risorse fresche su Taranto, dando un ulteriore segnale a quei processi di apertura del ciclo della qualità dell’ambiente, ma soprattutto siamo riusciti ad allentare la pressione fiscale per i cittadini.
Penso che la Puglia sarà l’unico posto d’Italia in cui si toccano le tasse non per aumentarle ma per diminuirle. Abbiamo mantenuto la promessa e per il 2013 alleggeriamo la pressione fiscale sui pugliesi abbassando l’Irpef da 0,3 a 0,1 per i redditi che vanno da 0 a 15mila euro e dal 0,3 a 0,2 per i redditi da 15mila a 28mila euro. Una manovra anticrisi dunque che dà più ossigeno al mondo delle piccole imprese e al mondo dei pugliesi.

Nichi Vendola

“Svolta a sinistra e ricambio generazionale”

 
«Sono abbastanza felice », dice Nichi Vendola. Non ha vinto lui, ieri sera, ma – il leader di Sel ne è convinto – «ha prevalso la sinistra». Un’Italia che chiede scuola pubblica e tutele per i lavoratori. Un Paese che vuole il rinnovamento proposto da Matteo Renzi, ma che ha bisogno di molto molto altro. Soprattutto, ha vinto Pier Luigi Bersani: il governatore pugliese gli riconosce la corona di «candidato premier». E ha perso Mario Monti: «Lo vedo in panchina, come molte altre personalità che hanno dato tanto al Paese. Bisognerà parlarne, certo, ma non è questo il momento di farlo ».

Si aspettava un risultato così netto?
«Ci speravo molto. Questa straordinaria meccanica delle onde, che è la partecipazione democratica, è stata animata da proposte, anche diverse, di innovazione, di cambiamento, di riforma. Penso che in ciascuna di quelle posizioni ci siano arricchimenti per un’agenda riformatrice, e penso che il significato sintetico e luminoso di questo voto finale è che il Paese chiede una svolta a sinistra nell’agenda di governo».